Le donne erano assoggettate alla volontà maschile, da cui non avevano il permesso di liberarsi; ma in molti dei suoi romanzi le figure femminili si fanno largo in un mondo maschilista e, in qualche modo, riescono a imporsi
Valeria Montaldi nasce a Milano, dove si laurea in Storia della Critica d’Arte. Dopo una ventina d’anni di giornalismo dedicato a luoghi e personaggi dell’arte e del costume milanese, nel 2001 esordisce nella narrativa pubblicando il suo primo romanzo, Il mercante di lana (Piemme).
I suoi romanzi sono ambientati nel Medioevo e si snodano fra i castelli della Valle d’Aosta, i vicoli di Milano, i boschi del contado lombardo, le strade di Parigi e i canali di Venezia. Le opere di Valeria Montaldi sono state tradotte in Francia, Spagna, Portogallo, Germania, Grecia, Serbia, Ungheria, Brasile.
“Mi chiedono spesso il motivo per cui ho scelto di ambientare i miei romanzi nel medioevo. Non ho risposte, se non che forse è stato il Medioevo a scegliere me. Di certo, so che da quando ho cominciato a documentarmi sulle vicende di quei secoli tanto lontani, ho capito che, fatto salvo il decisivo miglioramento delle attuali condizioni di vita, le consonanze fra passato e presente sono ancora molte e significative: l’arroganza del potere, l’avidità di denaro, la prevaricazione sui più deboli, la violenza, la volontà di possesso esercitata sulla donna, il terrore della morte. Sono proprio queste similitudini ad avermi indotto a narrare del passato: il passato come specchio del presente, una superficie in grado di riflettere passioni e paure. Quelle che ancora pervadono la nostra vita di uomini del ventunesimo secolo.”
Le donne erano assoggettate alla volontà maschile, da cui non avevano il permesso di liberarsi: padri, mariti, fratelli, amanti le consideravano loro proprietà. Che fossero aristocratiche o popolane, il loro destino era segnato. Mentre alle nobili era affidato il compito di propagare la specie allo scopo di mantenere la discendenza della casata, le popolane spesso morivano di parto o perdevano i figli in tenera età: contadine, artigiane, locandiere, prostitute, tutte erano considerate mera forza lavoro. Le poche che osavano ribellarsi venivano immediatamente escluse dalla società, finendo spesso in convento o bruciate sul rogo dopo essere state tacciate di stregoneria… ma in molti dei suoi romanzi le figure femminili si fanno largo in un mondo maschilista e, in qualche modo, riescono a imporsi.