Oggi che si parla tanto di risveglio femminista, è fondamentale la forza delle sue eroine, destinate a soverchiare gli schemi
“Buona fortuna nella galassia” è così che Stephen King saluta Ursula K. Le Guin quando nel 2018 è deceduta all’età di 88 anni. Le Guin è una delle più famose e acclamate autrici di romanzi di fantascienza e fantasy di sempre, i suoi romanzi sono stati venduti in decine di milioni di copie nel mondo
Ursula Kroeber Le Guin nasce a Berkeley in un ottobre del 1929, figlia di Theodora, scrittrice, e di Alfred Kroeber un’autorità nel campo dell’antropologia. Cresce libera. Fantasiosa, con la testa oltre le nuvole, più su, fino allo spazio, scrive da sempre, da quando ha nove anni e inventa storie di utopia. Crede e guarda oltre quella pausa di tempo che separa la fine di una grande guerra e l’inizio di un’altra.
Nella sua carriera ha scritto più di venti romanzi, undici raccolte di racconti, dodici libri per bambini e sei libri di poesia. Nonostante la vastità della sua produzione e la sua fama tra i lettori di fantasy e fantascienza, in Italia Le Guin non è molto conosciuta e la maggior parte dei suoi libri, sebbene in gran parte tradotti in italiano, sono difficili da trovare perché non sono stati ristampati di recente
Di lei si dice che è una delle ultime autrici di fantascienza classica o utopica. E in effetti è vero: ci sono le astronavi e la colonizzazione dello spazio. Ma Le Guin si è distinta in vari modi dal correntone fantascientifico anni 70: è stata molto prolifica, certo, ma il suo stile non è mai frettoloso, raffazzonato. E poi: le sue storie spaziali sono inclini a esplorare le possibilità politico-sociali, più che a mettere in scena battaglie e guerre. In questo senso, e grazie alla caratterizzazione dei suoi personaggi, la sua fantascienza può essere definita femminista, anche se non è esplicita e militante come quella della Atwood.
Quando nel 2014 venne insignita della National Book Foundation’s Medal for Distinguished Contribution to American Letters, con la placida schiettezza che la contraddistingueva, mandò a farsi benedire un’intera generazione di critici: “Desidero condividere questo premio con tutti gli autori che per molto tempo sono stati esclusi dalla letteratura […] autori che negli ultimi 50 anni hanno visto i migliori premi andare ai cosiddetti realisti. […] Ora più che mai abbiamo bisogno di loro, realisti di una realtà più grande”. Se oggi siamo qui a parlare di distopie realistiche, realismo aumentato e affini, se molti autori letterari stanno utilizzando il futuro prossimo come sponda per raccontare un presente sempre meno a fuoco, il merito è in gran parte suo.
La sua capacità di costruire dei mondi, il modo in cui le sue parole rendono concrete quelle utopie, lo scontro culturale che salta fuori dalla pagina e permette di leggere la realtà intorno a noi in modo più analitico, rabbioso forse ma fiducioso nel possibile cambiamento. Ma ancora di più, oggi che si parla tanto di risveglio femminista, è fondamentale la forza delle sue eroine, destinate a soverchiare gli schemi. E quando decise di eliminare il genere sessuale in La mano sinistra delle tenebre non aveva già visto il futuro cui andiamo incontro? I grandi autori hanno il dono di riuscire ad aprirci gli occhi, così fece lei con i suoi mondi fatati, invitandoci a spingerci oltre. A crescere con lei.
Le Guin nel corso del suo sviluppo personale e come scrittrice ha sempre più spesso prestato attenzione agli elementi politici della sua narrazione, costruendo titoli suggestivi dal punto di vista letterario e ricchi di riflessioni sul mondo che ci circonda. Approda alla stesura di The dispossessed (in italiano I reietti dell’altro pianeta) durante le proteste contro la guerra in Vietnam, mossa dal desiderio di non studiare più una Storia fatta di guerre, ma di pace. Si appassiona al pensiero di Peter Kropotkin e Paul Goodman, e ne mischia le idee con la passione per il taoismo e con la convinzione che molto spesso le narrazioni utopiche siano troppo gentili nel nascondere i difetti che ogni progetto utopico non può che avere.
FONTI E APPROFONDIMENTI :
– La sepoltura della letteratura
– La Repubblica
– Il Post