Quel certo signor V. poteva senza dubbio contare su grandissima inventiva ed un’innata capacità di gestire spazi ridotti. Ogni mattina si ritrovava ad aprire la portafinestra del suo appartamento che si affacciava su un cortiletto in puro cemento armato.
Da un’altra piccola finestra, i cui vetri riflettevano la fioritura di una pianta non di pesco distante una cinquantina di metri sull’altra parte della strada, appariva quella che doveva essere la moglie. Le sue braccia erano quasi completamente nascoste da una vaschetta stracolma di bucato: anche senza affacciarsi si poteva quasi sentirsi il profumo di quei panni che assumevano le forme più disparate, capaci di mettere in discussione la geometria solida ad ogni incastro.
Calato il sipario della tenda e chiusa la finestra, quel certo signor V. poteva iniziare la sua opera: alla sua destra l’orchestra di mollette, di fronte al suo sguardo che ogni tanto si fermava dubbioso – non era chiaro se per stimare lo spazio residuo o chiedersi come potesse riuscire nell’impresa – i sottili fili bianchi ancora spogli. Maglietta dopo maglietta riusciva, forse inconsapevolmente o forse no, a costruire un caleidoscopio di colori nuovo ad ogni lavaggio.
Come potesse, ogni volta, non strappare un applauso dall’intero condominio che si affacciava dal loggione ancora era un mistero.
un racconto di Nicolò Premoli
che cos’è una #StoriedallaFinestra? un punto di vista fisso ma tutto lo spazio possibile per colori, personaggi e vicende piccole e magari anche dimenticabili. Ma che ci fanno viaggiare con la mente e la fantasia!
CHI RACCOGLIE LA SFIDA DI NICOLO’ E SI METTE IN GIOCO SCRIVENDO UNA #STORIEDALLAFINESTRA?