Vissuta nell’antico Giappone, è tra le migliori rappresentanti della letteratura di corte fiorita durante il periodo Heian. Fu una donna di grande ingegno, e in grado di dimostrare la propria superiorità intellettuale in conversazione con gli aristocratici.
Sei Shōnagon nacque intorno al 966 nell’ambiente aristocratico raccolto attorno alla corte imperiale di Heiankyō, l’odierna Kyōtō. Insieme con Murasaki Shikibu e Izumi Shikibu è tra le migliori rappresentanti della letteratura di corte fiorita durante il periodo Heian (794-1186). Il suo celebre Makura no sōshi (“Appunti del guanciale”), che appartiene al genere zuihitsu* (“appunti”, “miscellanee”), raccoglie riflessioni, brani di diario, stati d’animo, e ci offre non solo un quadro della vita di corte, ma soprattutto pagine dove una raffinata sensibilità e una cultura sofisticata si mescolano a una pungente capacità di giudizio.
Si sa pochissimo sulla vita di Sei prima del suo ingresso a corte nel 993 come dama di compagnia “nyōbō” dell’imperatrice Teishi (o Sadako), vissuta tra il 976 e il 1001 e moglie dell’imperatore Ichijō. Molte delle informazioni disponibili sulla sua vita provengono dal Makura no sōshi, compreso il resoconto dei suoi primi giorni a corte e dei rapporti con l’imperatrice. Il testo presenta Sei Shōnagon come una donna di grande ingegno, educata meglio di molte sue coetanee al servizio presso la corte e in grado di dimostrare la propria superiorità intellettuale in conversazione con gli aristocratici che venivano a farle visita. Sapeva scrivere in cinese classico e, anche se non era esperta di letteratura cinese come altri autori coevi, grazie a riferimenti presenti nel Makura no sōshi si sa che aveva letto e citato opere dei poeti cinesi di epoca Tang come Bai Juyi e Li Shangyin.
Visse quindi nell’ambiente estremamente raffinato e culturalmente vivace il periodo storico, però, non era certamente dei più tranquilli! Negli otto anni di permanenza a corte furono poche le occasioni in cui l’autrice uscì dal recinto del palazzo imperiale: nel Makura no sōshi sono registrate alcune visite a templi buddhisti (come il Kiyomizudera e il lontano Hasedera) e a santuari shintōista (come il Fushimi Inari-taisha e il Kamojinja). Il resto del tempo era trascorso a corte, in conversazioni con gli aristocratici, l’imperatrice o le altre dame, partecipando a cerimonie all’interno del palazzo o scrivendo
Nonostante l’immagine di bellezza delle piccole cose che viene evocata nella sua scrittura, il periodo è assai turbolento, caratterizzato da lotte fratricide in seno ai Fujiwara, la famiglia allora al potere. Sei Shōnagon, nei suoi zuihitsu, non ne fece quasi menzione. Selezionò infatti sempre con grande oculatezza tutti i suoi soggetti, volendo trasmettere un’immagine del tutto idilliaca e serena della vita alla corte dell’imperatrice Teishi, sua amatissima benefattrice.
Quando però nel 995 morirono i fratelli Fujiwara allora al potere, Fujiwara no Michinaga di fatto assunse il controllo del potere. Come detto, diede in sposa all’imperatore, già sposato con l’imperatrice Teishi, sua figlia che nominò a sua volta imperatrice. Ebbe dunque inizio il decadimento dell’influenza di Teishi e di tutto il suo entourage, culminato poi con la morte dell’imperatrice consorte nel 1001.
Le Note del Guanciale di Sei Shōnagon sono il primo esempio di zuihitsu (随筆). Letteralmente zuihitsu è il “lasciar scorrere del pennello”, un’immagine molto poetica che arriva a definire un genere letterario molto particolare. Per la verità, alle Note del Guanciale, non seguirono molti altri esempi (bisogna aspettare il XIII secolo per lo Hōjōki di Kamo no Chōmei) e questo lungo testo rappresenta a tutti gli effetti un unicum nella storia giapponese. Ciò che lo contraddistingue, e contraddistingue anche gli esempi successivi, è la frammentarietà. Note del Guanciale, infatti, è composto da ben 317 sezioni del tutto indipendenti le une dalle altre, non solo per i temi trattati ma anche per la stessa lunghezza dei testi.
FONTI:
TRECCANI
GIAPPONELEGGIME