Tra le intellettuali più autorevoli del Paese, memoria storica dell’Italia del Dopoguerra, giornalista, intellettuale comunista, scrittrice, fondatrice de il Manifesto
Il 23 aprile del 1924 nasceva a Pola Rossana Rossanda, tra le intellettuali più autorevoli del Paese, memoria storica dell’Italia del Dopoguerra, giornalista, intellettuale comunista, scrittrice, fondatrice de il Manifesto.
La “ragazza del secolo scorso” cresce a Milano dove, tra il 1937 e il 1940, frequenta il liceo classico Alessandro Manzoni anticipando d’un anno l’esame di maturità. Partecipa giovanissima alla Resistenza e al termine del conflitto iscrive al Partito comunista italiano. Dirigente di primo piano negli anni Cinquanta e Sessanta, nominata da Palmiro Togliatti responsabile della politica culturale del Pci, il 27 novembre 1969 verrà radiata dal Partito.
“Radiati – scriverà – voleva essere meno grave che espulsi, come negli altri partiti comunisti, con l’accusa di tradimento o comunque di indegnità morale. Noi eravamo accusati di aver costituito una frazione; in realtà non avevamo costituito nessuna frazione, non eravamo per nulla clandestini né avevamo cercato sotterranei contatti con altri gruppi di compagni; ma avevamo fatto forse di peggio: pubblicavamo dal giugno precedente un mensile di cultura politica che al primo numero aveva venduto oltre cinquantamila copie, era diretto da Lucio Magri e da me, e firmato da Luigi Pintor, Vittorio Foa, Ninetta Zandegiacomi, Daniel Singer, Enrica Collotti Pischel, Edgar Snow e K.S.Karol, Michele Rago e Lucio Colletti. Ci era stato richiesto di chiuderlo o modificarne la direzione, e avevamo rifiutato”.
Una donna complessa, intelligente, anche ingombrante, che ha attraversato il secolo con straordinaria pienezza, nominata da Palmiro Togliatti responsabile della politica culturale del Pci, eletta alla Camera dei Deputati nel 1963, radiata con l’accusa di “frazionismo” dal Comitato centrale del partito nel 1969.
Aveva scelto di vivere a Parigi, senza smettere di registrare ogni sussulto della vita politica italiana. Perché a Parigi viveva ed è morto, nel 2014, il compagno della vita, Karol Kewes, ebreo polacco, scampato al nazismo riparando in Russia dove si arruolò nell’Armata Rossa, uno dei fondatori del Nouvel Observateur, collaboratore del manifesto sin dal primo numero. Karol era cieco, Rossanda lo ha assistito con dolcezza e premura, fino alla fine. Ma questo è il suo privato, tenuto gelosamente lontano dai riflettori.
Si spegne a Roma nel settembre del 2020, con alle spalle una vita fatta di battaglie e di politica, quella vera “Ci lascia una partigiana – affermava il giorno della sua morte il Coordinamento donne Anpi – una autentica compagna”.
LA RAGAZZA DEL SECOLO SCORSO
«Questo non è un libro di storia. È quel che mi rimanda la memoria quando colgo lo sguardo dubbioso di chi mi è attorno: perché sei stata comunista? perché dici di esserlo? che intendi? senza un partito, senza cariche, accanto a un giornale che non è piú tuo? è una illusione cui ti aggrappi, per ostinazione, per ossificazione? […] Comincio dall’interrogare me. Senza consultare né libri né documenti ma non senza dubbi. Dopo oltre mezzo secolo attraversato correndo, inciampando, ricominciando a correre con qualche livido in piú, la memoria è reumatica. Non l’ho coltivata, ne conosco l’indulgenza e le trappole. Anche quelle di darle una forma. Ma memoria e forma sono anch’esse un fatto tra i fatti. Né meno né piú».
(Rossana Rossanda)
FONTI:
– L’ENCOCLOPEDIA DELLE DONNE
– COLLETTIVA
– REPUBBLICA