Una scrittrice che non mancò mai di lottare per le sue idee: particolarmente attenta alle tematiche femminili, anticlericale, antifascista militante e incarcerata, animalista.
La Rinser fu una delle scrittrici tedesche più popolari del dopoguerra. I suoi libri sono stati venduti in oltre cinque milioni di copie. Nelle oltre cinquanta opere tra racconti, romanzi, saggi e diari, la Rinser si è sempre occupata della forza dell’ amore e della vita, con un’angolazione marcatamente femminile.
Nata nel 1911 nel comune bavarese di Landsberg
am Lech, nel 1935, terminati gli studi di pedagogia e psicologia all’Università
di Monaco, Luise Rinser insegnò presso diverse scuole della Baviera e pubblicò
i suoi primi scritti nella rivista Herdfeuer.
Nel 1939, per aver rifiutato l’adesione al Partito nazista, fu costretta a
dimettersi e ad abbandonare l’insegnamento. Accusata di “disfattismo”
per aver minato il morale delle truppe tedesche, nel 1944 fu arrestata. La fine
del conflitto le risparmiò una possibile condanna capitale.
Più interessata al contenuto che alla forma, Luise Rinser incontrò un largo successo di pubblico con Gli anelli di vetro (Die gläsernen Ringe, 1941, nt), Nel cuore della vita (Mitte des Lebens, 1950), Daniela (1953), L’asino nero (Der schwarze Esel, 1974), Miriam (1983, nt), Il gatto rosso (Die rote Katze, 1993), L’amore di Abelardo (Abelards Liebe, 1994). Interessanti i suoi libri di ricordi, che vanno da Diario del carcere (Gefängnis-Tagebuch, 1946) a Giocattoli di guerra. Diario 1972-1978 (Kriegsspielzeug. Tagebuch 1972-1978, 1978, nt). Il romanzo Il mio nome è Tobia (Ich bin Tobias, 1966, trad. it. 1985), raffigurò efficacemente la società tedesca tra le due guerre.
Critica verso la Chiesa cattolica, partecipò, come giornalista accreditata, al Concilio Ecumenico Vaticano II. Prese parte al dibattito politico nella campagna elettorale del 1972 sostenendo la candidatura del cancelliere Willy Brandt. Si dichiarò contraria al riarmo della Repubblica Federale e criticò la sentenza contro Andreas Baader e Gudrun Ensslin, esponenti del gruppo armato di estrema sinistra Rote Armee Fraktion. Votò a favore della revoca del divieto di aborto, contenuto nel paragrafo 218 del Codice penale. Nel 1984, la formazione dei Verdi propose la sua candidatura alla presidenza della Repubblica Federale, ma fu eletto Richard von Weizsäcker.
Morì a novantuno anni in Baviera, nel 2019 dopo aver vissuto per quarant’anni vicino a Roma.