I sogni di una ragazza di talento, quelli che non possono realizzarsi nella vita, diventano trame di libri che sopravviveranno alla loro autrice.
I sogni di una ragazza di talento, quelli che non possono realizzarsi nella vita, diventano trame di libri che sopravviveranno alla loro autrice. E’ così che possiamo sintetizzare la vita di Gladys Mary Meredith, conosciuta al mondo (letterario) come Mary Webb.
Nata nel 1881, sviluppò ancora molto giovane il morbo di Graves, una malattia autoimmune che all’epoca non si poteva fare praticamente niente per curarla. Sposò un maestro, Henry Bertram Law Webb, con cui visse in diversi villaggi nell’area tra Inghilterra e Galles.
Collaborò con versi e prose a riviste inglesi e americane e a Londra con articoli di critica letteraria in The bookman. Nei suoi romanzi The golden arrow (1916), Gone to earth (1917), The house in Dormer Forest (1920), Seven for a secret (1922), Precious bane (1924), si ispirò a tipi, luoghi e costumi dello Shropshire e del Galles.
La sua opera fu apprezzata dopo la morte e nel 1928 i cinque romanzi furono ristampati con introduzioni di noti scrittori, tra cui G. K. Chesterton. Nel 1929 furono pubblicate le sue poesie con introduzione di W. De La Mare e una raccolta di saggi, The spring of joy, già apparsa nel 1917.
Nella sua narrativa, due sono gli elementi che appaiono con maggiore evidenza: uno è senz’altro il rapporto tra l’uomo e la Natura, quest’ultima vista come fonte di ogni vita e descritta in modo poetico e partecipe. L’altra è la sofferenza di chi si vede emarginato, narrata senza indulgere nel vittimismo, sottolineando piuttosto la fame di vita di chi può permettersi poco o nulla. Sono infatti messi a contrasto i sentimenti più profondi, primitivi e intensi, dai quali la realtà e la psicologia sono, pur nella loro fedeltà al vero, sollevate in un soffio di visionarietà che vi rende frequenti le pagine di tono poetico e conferisce ai personaggi uno spontaneo valore simbolico.
In Italiano, sono stati tradotti due suoi libri: uno è “Prezioso veleno” (“Precious bane”, la cui protagonista ha il volto deformato da una malformazione congenita del labbro) e l’altro è “Tornata alla terra” (“Gone to the Earth”) che, nel 1950, divenne un film dalla storia molto tormentata, cui misero mano due figure titaniche del cinema del ‘900: il regista inglese Michael Powell e il produttore americano David O. Selznick, tra i quali vi furono contrasti violentissimi e sarà oggetto di una delle più allucinanti storie di censura, solo dopo molto tempo potrà essere visto per intero.
FONTI:
– enciclopedia Treccani
– Vanilla magazine
Hazel Woodus è figlia di una zingara gallese e di un allevatore di api con la passione per la musica. Trascorre la sua vita, solitaria, selvatica, eppure a suo modo felice, in un cottage sperduto tra le colline e i boschi della regione inglese dello Shropshire, secondo il ritmo della natura e delle stagioni. La sua unica amica è Foxy, un cucciolo di volpe che la segue fedelmente come un cane e al quale la ragazza dedica il suo affetto e le sue cure. Tutto cambia però quando incontra due uomini radicalmente diversi tra loro: il nobile, tenebroso quanto rozzo Jack Reddin e il premuroso, gentile reverendo Edward Marston. Entrambi si innamorano della ragazzina e cercano di averla; entrambi l’avranno, uno come marito, l’altro come amante, ma nessuno la possiederà mai, mentre Hazel, lontana dal suo mondo fatto di naturalezza e ingenuità, dovrà affrontare i pericoli della vita cosiddetta civile, sconosciuta e infida, da cui finora si è sempre tenuta lontana. Poetico, drammatico e commovente, “Tornata alla terra” è un grande romanzo fuori dal tempo che ha la forza conturbante della tragedia greca e la grazia della poesia.