«Mi sento lucido, non ripeto le stesse cose, non mi arrabbio per le piccolezze, ho una buona memoria e non sono geloso. Sono lontano, dunque, dalle cose che fanno di un uomo un vecchio» disse in un’intervista a 80anni compiuti.
Alberto Moravia, pseudonimo di Alberto Pincherle (Roma, 28 novembre 1907 – Roma, 26 settembre 1990), è stato uno scrittore, giornalista, sceneggiatore, saggista, drammaturgo, poeta, reporter di viaggio e critico cinematografico italiano. Ma soprattutto i suoi libri rivoluzionarono la letteratura del tempo.
Non era certo un personaggio facile e simpatico, era un borghese piuttoso sulle sue e burbero, dall’aria saccente, ma con una straordinaria propensione all’analisi dei comportamenti umani, visti con lucida e introspettiva attenzione tanto che i suoi libri non passano mai di moda. Provate a leggere, ora, GLI INDIFFERENTI (scritto in età scolare nel 1929), e poi ditemi!
FACCIAMO UN PO’ DI GOSSIP AMOROSO: Elsa Morante, Dacia Maraini e Carmen Llera
Mi è capitato ultimamente di leggere “Il bambino Alberto” di Dacia Maraini, intervista “forzata” allo scrittore sulla sua infanzia e adolescenza, lui sempre così ritroso a parlare del proprio passato e insofferente all’autocompiacimento nostalgico “Sfuggiva alla nostalgia come alla peste. Perciò preferiva rivolgersi al futuro, eleggendolo come il luogo prescelto delle grandi emozioni e dei più azzardati processi creativi”, così lo ricorda Dacia.
Eppure l’adolescenza, con i suoi turbamenti, le sue prove iniziatiche e le sue tante insofferenze, domina e molto ci racconta dello scrittore in romanzi meravigliosi come “Gli indifferenti” e “Agostino”, opere imprescindibili della letteratura italiana e non solo, ( “Gli Indifferenti” del 1929 anticipa il romanzo di gusto esistenzialista: Sartre pubblicherà “La Nausea” nel 1939 e Camus “L’etranger” nel 1942.)
Dall’ intervista apprendiamo tante piccole curiosità riguardanti l’infanzia e la famiglia di Alberto. Ad esempio il padre, di origine ebraiche e veneziane, era uomo burbero e scontroso, architetto ritiratosi dal lavoro prematuramente. L’ultima casa la progetterà per il figlio di Matilde Serao.
Il cognome Moravia è il secondo cognome del padre (il primo è Pincherle), di origine ebraica anch’esso, dai conti Moravia di Aquileia. Lo scrittore immagina un figlio illegittimo, nato dalla relazione di un’antenata Pincherle con un Moravia, erede delle proprietà dei nobili parenti naturali, ma con obbligo di tramandarne il nome alla discendenza (il soggetto di un romanzo!!). Moravia, ricorda lo scrittore, è anche il cognome della madre di Hector Schmitz, alias Italo Svevo.
Scopriamo che fu la zia Amelia Pincherle Rosselli, madre di Carlo e Nello Rosselli (!!) e nonna dell’omonima poetessa Amelia a convincere suo fratello a dismettere le cure inadeguate a cui il piccolo Alberto era sottoposto a causa della tubercolosi ossea che l’aveva colpito all’età di 9 anni e a farlo curare in un sanatorio di Cortina d’Ampezzo, salvandogli così la vita!! Era il 1923 e Alberto aveva 17 anni!
Sappiamo degli anni della malattia che il piccolo e adolescente Alberto, costretto a letto per molto tempo, divenne un lettore onnivoro di tutti i classici francesi, russi, tedeschi e italiani dell’800. Alberto confida a Dacia di essere stato sedotto da piccolo dalle immagini di donne nude ritratte dal Dorè a illustrazione dell’Orlando Furioso e della Divina Commedia (decisamente colto e raffinato!!)
Un’ultima chicca riguardante Dacia. Tra le compagne del figlio, la madre di Moravia aveva una spiccata predilezione proprio per la Maraini, mentre assolutamente non amò mai Elsa Morante, prima moglie di Alberto. Perché? “BOH”, titolo di una nota raccolta di racconti del 1976!
(articolo scritto in collaborazione con Valeria Laffeni)
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