Rifugge dal sottolineare qualsiasi forma esteriore dei modelli femminili per offrire un varco a ciò che lei definisce “autenticità interiori”. E in effetti, con un suo modo particolarmente sincero e aperto, affronterà temi scottanti come l’aborto, il divorzio e la famiglia.
Vita, contesto storico: Bianca Robecchi, questo il suo vero nome, ha quattro fratelli e una sorella, cresce in una famiglia profondamente antifascista. I fratelli, morti nella seconda guerra mondiale, erano tutti partigiani. Aiutavano a scortare gli amici ricercati, specialmente gli ebrei, fino al confine svizzero, nascondendoli nel canotto della darsena della amatissima casa di San Mamete in Valsolda. Lei spingeva le donne frustrate, tradite, innamorate di un uomo impossibile, verso la totale autonomia, spiegando che vivere sole non è una maledizione.
Parlava del lavoro che dà libertà e della dignità acquistata smettendo di correr dietro al fidanzato o al marito fedifrago. Incoraggiava i giovani ad occuparsi di politica e dalle sue pagine, seppur guardata male dai direttori, fece la sua brava campagna a favore del divorzio. Parlò dell’aborto prima di ogni altra, mai suggerito o consigliato, diceva meglio pensarci e non averlo un figlio non desiderato o di troppo. Spesso Brunella davanti a problemi posti dalle lettrici si mette da parte ed invita le lettrici stesse al dibattito, cercando di promuovere, attraverso il dialogo e il confronto, una crescita di queste donne imbavagliate all’interno delle mura domestiche.
Stile: È stata etichettata “scrittrice rosa” ed è stato per sempre un suo cruccio. Voleva scrivere un libro che la facesse uscire da quello che viveva come un ghetto della letteratura “marchiata” femminile. Forse ci è riuscita col suo ultimo, Una donna e altri animali, cronaca familiare dove parla di gioie e dolori ma, come dirà sua figlia Nicoletta «con un senso dell’umorismo e una certa leggerezza che sono sempre stati una caratteristica di tutta la nostra famiglia e in particolare di mia madre, che ci ha insegnato che non c’è coraggio più grande dell’allegria».
Curiosità: la sua atipica posta del cuore, iniziò dolcemente la rivoluzione femminista
Nel suo primo romanzo “L’estate dei bisbigli” scrive tra l’altro: “è facile essere angeli quando se ne hanno l’aspetto e la voce, occhi azzurri e un dolce sorriso”. Per contro, le ragazze dipinte da Brunella sono tutte misteriose, quasi sinistre, generalmente spinose, anticonformiste e di origini incerte.
Lei mette pure in discussione l’ampio mondo dei genitori, la ricca borghesia e i valori conseguenziali, mettendo in evidenza al tempo stesso parecchi elementi autobiografici. Citiamo ad esempio “Cronache di un marito”, “Cronache di una moglie”, “Noi e loro”.
Particolarmente curiosa risulta la figura della madre nel libro “Siamo in famiglia”. Ecco come la descrive: “Raggomitolata sul divano nel suo mare di lettere sparse, coi cani ai piedi, i gatti in grembo (…) ha l’aria di essere sordomuta, come sempre quando lavora o fa finta”.
Permane in ogni caso una perplessità su Brunella Gasperini, in particolare su questo suo esternare pubblicamente numerosi episodi appartenenti alla sua vita, come si ritiene, e ci si chiede: quanto esiste di utopico in questi suoi personalissimi racconti? E se avesse descritto tanti stati d’ansia e fatti riguardanti la famiglia solo per trarne conforto oppure una sorta di alleggerimento/beneficio di ritorno? Una sofferenza interiore potrebbe essere notata di riflesso ripensando a certi suoi stati fisici dolorosi a seguito di un’ulcera allo stomaco che la perseguitava da anni. Il disturbo si aggravò a tal punto da farla morire, a soli sessantuno anni, nella città che tanto aveva amato.
FONTI:
IL MIRINO