La giovane Marian Evans, donna di carattere e di cultura, è obbligata a pubblicare i propri romanzi con lo pseudonimo maschile di George Eliot. Nonostante il successo e l’indubbia qualità delle sue opere, sarà la sua “scandalosa” vita privata a stimolare pregiudizi e pettegolezzi
Vi erano epoche in cui l’uso di uno pseudonimo era una vera e propria necessità, non un vezzo o il risultato di un calcolo. E, ovviamente, a ricorrere al nom de plume maschile o all’anonimato erano le donne che, in alcuni frangenti della storia, e in alcune società particolarmente conservatrici, erano costrette a servirsi di tale espediente per poter raggiungere il pubblico e uscire dalle pareti di casa. Per citarne alcune, Jane Austen, le sorelle Brontë e, negli Stati Uniti, Louisa May Alcott, che dovette firmarsi con lo pseudonimo di A.M. Barnard quando scrisse quattro romanzi di terrore, disdicevoli per una “signorina”. Il caso più famoso riguarda forse l’autrice di articoli e romanzi George Eliot, nata il 22 novembre del 1819 in Inghilterra. Il suo vero nome è Mary Anne (Marian) Evans, e venne alla luce ad Arbur Farm, una tenuta nel Warwickshire di cui il religiosissimo padre è amministratore.
Quando, all’età di ventun anni, la giovane segue il padre in città, a Coventry, entra subito in contatto con liberi pensatori razionalisti. La giovane Marian traduce persino, senza ricevere in cambio alcun compenso, la Vita di Gesù di David Friedrich Strauss, testo controverso perché mette in dubbio la natura sovrannaturale di certi episodi della vita di Cristo.
È in tale ambito, perciò, che la giovane Evans muove i primi passi, unica donna in un contesto di uomini. Nel 1851 inizia a collaborare a un giornale, The Westminster Review, per il quale scrive, corregge, sceglie gli articoli, fino a raggiungere l’ambito ruolo di vicedirettrice: è uno scandalo che una donna possa ricoprire una simile posizione di prestigio.
Marian Evans è molto preparata, intelligente, e anche in contesti pubblici – ad esempio la difesa dei piccoli editori contro i grandi marchi, nel 1851 – è spesso l’unica donna, ma non per questo accetta di tacere o farsi da parte. Negli stessi anni conosce George Henry Lewes, autore di saggi di filosofia, scienze naturali e critica letteraria. George Lewes è sposato, eppure dal 1854 Marian Evans sceglie di andare a convivere con l’uomo senza rispettare le convenzioni: sfida la società. Isolata da molti, sceglie di dedicare la propria vita al conforto della letteratura.
Inizia a pubblicare racconti e romanzi. Stavolta, però, è costretta a scendere a compromessi, e sceglie lo pseudonimo di George Eliot; pubblica prima l’antologia di racconti rurali Scenes of a clerical life (Scene da una vita clericale), nel 1857, e poi il primo romanzo, Adam Bede, nel 1859. Il successo dei suoi libri è da subito immenso.
Di certo l’opera di George Eliot rappresenta un’evoluzione nella letteratura, la sua capacità di gestire il passaggio dal generale al particolare, mettendo l’individuo al centro, è una pietra miliare nello sviluppo del romanzo. Nei suoi scritti non esiste una morale collettiva a cui adeguarsi come a un precetto, ci sono le circostanze di ognuno. I giudizi perdono di significato se non vengono correlati alle situazioni e agli accadimenti che danno vita alle sorti del singolo. Ciò che Mary Ann dimostra nelle pagine che ci ha lasciato è profondamente coerente con le sue scelte di vita. Il suo pensiero libero si esprime nella scrittura come nel suo percorso personale, oltre ogni pregiudizio e convenzione sociale.
George Eliot scrive incessantemente, e perfino quando si esprime in versi (The spanish gypsy, La gitana spagnola, 1865), riesce a vendere più di quattromila copie. Già da qualche anno ha abbandonato lo pseudonimo e svelato il suo nome. Superato lo scandalo iniziale, l’autrice continua a vendere, anche se le voci sul suo conto non si affievoliscono e i libri devono continuare a uscire con lo pseudonimo maschile. Nel 1878 muore l’amato Lewes, che l’ha sempre sostenuta, e Marian Evans poggia la piuma per sempre. Due anni dopo, ancora sconvolta per la scomparsa del compagno, dà un ulteriore scandalo. Sposa un amico della coppia, John Walter Cross, di vent’anni più giovane.
Il matrimonio dura poco, perché nello stesso anno George Eliot muore per un problema al fegato. Malgrado l’enorme successo letterario, per via della sua scandalosa vita pubblica e del suo ateismo le viene negata la sepoltura a Westminster Abbey, assieme ai grandi d’Inghilterra.