La Bellonci, con uno stile raffinatissimo e intimo, diede vita a dei personaggi femminili che, pur vivendo in un lontano passato, grazie alla sua capacità narrativa seppe rivestire di un’aureola di modernità. A pochi mesi dalla morte dell’autrice il suo Rinascimento privato si aggiudicò il Premio Strega, che lei stessa contribuì a inventare.
Maria Bellonci nata Maria Villavecchia (Roma, 30 novembre 1902 – Roma, 13 maggio 1986) è stata una scrittrice e traduttrice italiana, ideatrice insieme a Guido Alberti del Premio Strega.
Storie di donne soprattutto, e di donne vissute secoli orsono. Le opere della scrittrice, infatti, sono ambientate nel passato, soprattutto nel periodo rinascimentale, ed erano il frutto di uno studio serio e accurato dei documenti storici d’archivio. Tuttavia, i suoi libri non possono essere banalmente classificati come “romanzi storici”.
Nella sua prosa, infatti, la Bellonci seppe istillare vita al documento storico, facendone scaturire delle storie ammantate di bello, il cui filo rosso è rappresentato dal drammatico intreccio che, nel cuore delle sfarzose corti dello Stato Pontificio, delle Signorie, dei principati, delle repubbliche e dei marchesati in cui era divisa all’epoca l’Italia, lega le vite dei personaggi, perennemente in bilico tra sentimenti e ragion di Stato in un’epoca in cui la diplomazia era costantemente al lavoro a causa del continuo mutare delle alleanze tra re, principi e signori. La Bellonci, con uno stile raffinatissimo e intimo, diede vita a dei personaggi femminili che, pur vivendo in un lontano passato, grazie alla sua capacità narrativa seppe rivestire di un’aureola di modernità.
La sua eroina più riuscita probabilmente è la sublime marchesa Isabella d’Este di Rinascimento privato, che fu forse la donna più intelligente e colta del suo tempo, e che si dimostrò una fine diplomatica e un’accorta statista quando ricoprì la carica di reggente del Marchesato di Mantova. Ma non può non essere non menzionata Lucrezia Borgia, protagonista dell’omonima biografia, che nella corte di Papa Alessandro VI fu usata come una pedina negli intrighi orditi da un padre e da un fratello senza scrupoli.
Questi personaggi sembrano vivere, respirare, provare sentimenti profondamente umani e attuali come il dolore per il tradimento da parte dell’uomo che amano, l’angoscia per le possibili disgrazie che potrebbero accadere ai loro figli, l’ansia per il futuro. Se queste donne risultano così realistiche è perché l’autrice trasfuse in loro tutta se stessa, le sue emozioni, le sue passioni, e soprattutto la sua enorme sofferenza. In un periodo della sua esistenza, infatti, la Bellonci fu colpita da molte disgrazie, che rischiarono di travolgerla. Se si salvò è perché, scrivendo, seppe trasformare il suo dolore in arte, dando un senso alla sua stessa vita.
FONTI:
DAILY NEWS