Severa con se stessa, attenta ai dettagli e alla sensibilità del lettore, la Cibrario narra di personaggi carichi di speranza e portatori di sogni
Benedetta Cibrario è nata a Firenze nel 1962, da padre torinese e madre napoletana. Si è laureata in Storia e Critica del Cinema con Gianni Rondolino, con una tesi su Michael Powell e Emeric Pressburger. Durante gli anni universitari ha lavorato al Giornale dell’Arte, collaborato saltuariamente all’Espresso.
Sposata, con quattro figli, per esigenze familiari e professionali ha iniziato a dividersi ripetutamente tra l’Italia (Milano e la campagna grossetana) e l’Inghilterra (Londra e Oxford). Gli anni delle trasferte all’estero sono stati determinanti per Benedetta Cibrario, che ha iniziato a raccogliere materiale per un romanzo incentrato sul tema del rapporto tra individuo e storia, mettendo a fuoco non soltanto temi che torneranno nei romanzi seguenti ma anche sperimentando tecniche di scrittura più o meno esplicitamente suggerite dagli anni di studi cinematografici.
Molti dei temi presenti nei suoi libri riguardano cose e fatti che le stanno particolarmente a cuore. Sembra raccontare di cose a cui tiene. Racconta del rapporto tra il singolo e la storia, narra dell’essere donne non del tutto allineate con il momento in cui si vive e di cosa vuol dire avere una specie di “scarto” nei confronti della società in cui ci si ritrova. “Direi che la mia scrittura contiene molto dei libri che ho letto, non ce n’è uno in particolare, ma quando si leggono i libri di altri scrittori sia contemporanei che passati, c’è sempre un modo attraverso il quale si osserva come costruiscono le loro storie, come costruiscono i dialoghi e si saccheggia sempre un po’. Io credo di aver saccheggiato da tutti i libri che ho letto nella mia vita.”
Nel 2007 ha esordito con Rossovermiglio (Feltrinelli, 2007), Premio Campiello 2008. Rossovermiglio, romanzo di formazione che ha come sfondo l’Italia tra le due guerre e il referendum del 1946, è stato tradotto e pubblicato in diversi paesi, tra cui la Germania, l’Olanda, il Portogallo, la Grecia.
Nel 2009, sempre per Feltrinelli, è uscito Sotto cieli noncuranti, Premio Rapallo Carige 2010. Il romanzo è un racconto d’inverno di ambientazione contemporanea, in cui l’episodio della morte di un bambino è il fulcro attorno a cui ruotano diverse voci femminili, ciascuna più o meno coinvolta e impegnata a confrontarsi con l’intollerabilità del dolore.
Nel 2011 la Cibrario è tornata al tema del rapporto tra il singolo e la storia con un romanzo breve intitolato Lo Scurnuso (Feltrinelli, 2011) considerato da Elisabetta Rasy quasi “una composizione musicale” per la suddivisione in tre parti, a cui corrispondono tre diversi registri espressivi. Ne Lo Scurnuso la scrittrice “ama Napoli da lontano” come scrive Raffaele La Capria sul Corriere della Sera.
Nel 2019 ha ottenuto il Premio letterario Basilicata con il romanzo Il rumore del mondo (finalista al premio Strega 2019). Il 24 novembre 2019 ha vinto l’undicesima edizione del premio Asti d’Appello.
FONTI:
LA MANGIALIBRI
WIKIPEDIA