Autrice di un romanzo che ha segnato la cultura americana del XX secolo e protagonista di un’esistenza intensa, tra guerra, emancipazione e successo editoriale
Margaret Mitchell era figlia di un avvocato bianco benestante e di una suffragette, “May Belle” Stephens, donna che con la sua influenza ne segnò l’educazione rivoluzionaria in una Georgia ancora intrisa dei principi patriarcali e classisti che animavano gli ex-stati del Sud.
Quando la madre morì, Peggy (così si faceva chiamare Mitchell) abbandonò gli studi in medicina e si diede alla scrittura. Iniziò a lavorare per l’Atlanta journal come corrispondente e dedicarsi per quasi 10 anni alla stesura del romanzo che ne fece la fortuna e che le valse il Premio Pulitzer del 1937, una candidatura al Nobel l’anno successivo e la richiesta dei diritti da parte di Victor Fleming nel 1939, che dal bestseller trasse la pellicola vincitrice di 8 premi Oscar ancora oggi parte fondamentale della storia del cinema.
E tuttavia ai riconoscimenti e la celebrità, l’autrice preferì condurre un’esistenza appartata: allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale partì come infermiera al seguito delle truppe in qualità di istruttrice di primo soccorso.
Tornata in patria, essa sembrava voler riprendere l’attività letteraria, ma il 16 dicembre 1949 fu travolta in un incidente da un tassista ubriaco, che mise fine alle sue rinnovate ambizioni letterarie e, cosa più importante, alla sua vita.
CURIOSITA’
– Da bambina Mitchell fu scossa da un’incidente: la sua gonna prese fuoco su una grata di ferro. La madre, traumatizzata, non le fece più indossare abiti femminili e la obbligò ad indossare regolarmente dei pantaloni.
– La brillante carriera giornalistica di Margareth Mitchell all’Atlanta journal fu interrotta a causa di un lancinante dolore all’anca che la costrinse a letto per diversi mesi.
– La decisione di scrivere Gone with the wind fu presa proprio durante il periodo di convalescenza. Il secondo marito di Peggy, John Marsh, le portò a casa una macchina da scrivere per convincerla a smettere di divorare libri di altri e iniziare a scriverne di suoi.
– Nonostante gli incoraggiamenti di John, è l’amica Lois Dwight Cole a insistere strenuamente perché Margareth pubblichi il suo romanzo. Scelta fortunata: dopo sei mesi il libro conta già un milione di copie.
– Nel testamento che lasciò dopo la sua prematura scomparsa, Peggy ordinò di bruciare tutta la sua produzione letteraria, volontà che gli eredi decisero di assecondare. Nel 1995 venne comunque fuori un manoscritto di gioventù che conteneva un romanzo dal titolo Lost laysen (in italiano, L’isola in fondo al mare), in cui essa abbozzava i personaggi e le vicende poi pienamente sviluppate nel capolavoro Via col vento.
È l’unico romanzo della scrittrice statunitense, alla cui celebrità ha contribuito l’omonimo colossal cinematografico di Victor Fleming del 1939. Fu un vero caso editoriale senza precedenti: quasi 180 000 copie vendute in quattro settimane, un milione in sei mesi, ancora in testa alle classifiche dopo due anni; fu vincitore del Premio Pulitzer nel 1937.
Tradotto in 37 lingue, Via col vento ha ottenuto anche un grande successo internazionale, che lo ha portato a vendere milioni di copie, con continue ristampe che proseguono ancora oggi. Oggi ha superato la quota di 30 milioni di copie, che lo rendono uno dei romanzi più venduti di tutti i tempi.
Ambientato nel Sud degli Stati Uniti durante la guerra di secessione, il romanzo è un potente affresco storico-melodrammatico, che unisce alle vicende dei protagonisti la tragica realtà della storia americana, vista dalla parte dei sudisti. Una delle critiche mosse al libro e al film, infatti, riguarda il tentativo fin troppo riuscito di appoggiare i valori di un mondo scomparso durante la guerra civile, ammantando la storia con un alone mitico e indubbiamente romantico. Via col vento rappresenta – in senso lato, anche simbolicamente – la nostalgia per tutto ciò che è perduto e la difficoltà di vivere la cruda realtà di ogni giorno, espressa nella vicenda stessa dell’intreccio amoroso dei protagonisti.
Vi si può leggere una supposta critica alla moderna società americana, che nacque appunto con l’affermazione della causa nordista durante la guerra di secessione.
FONTI:
CORRIERE.IT