Una voce troppo presto dimenticata, in bilico tra il verismo di Verga e il decadentismo dannunziano…ma la sua colpa fu di essere scrittrice in un tempo di scrittori, eppure, a leggerla ora, risulta così moderna
Nata in Puglia (Fasano, 11 aprile 1887 – Napoli, 19 aprile 1956), da genitori molisani, fece del Molise la sua terra d’elezione e vi ambientò quasi tutti i suoi scritti, annettendo, così, «il Molise alla letteratura, come Grazia Deledda ha annesso la Sardegna e Matilde Serao Napoli», ebbe a dire il Tilgher.
La sua attività si attesta a partire dalla metà degli anni Venti fino al 1932, anno dell’uscita di Marcia Nuziale. Viene edita da Mondadori prima e da Bompiani poi (postuma da Ceschina), nel frattempo pubblica novelle su alcuni giornali nazionali. Molti eventi tragici personali condizionano la vita della Pietravalle, a cominciare dall’assassinio del padre medico, deputato radicale e vicepresidente della camera dal ’19, ucciso da un suo paziente.
La fortuna critica di quest’autrice è stata ingiustamente breve, purtroppo in parte a causa di pregiudizi di genere; dove per genere s’intende sia quello letterario, che quello biologico. Riguardo quest’ultimo è noto, infatti, che la storia della letteratura femminile italiana di fine Ottocento e inizi Novecento è in gran parte frutto di riscoperte postume, se si escludono rari casi (Serao, Deledda). Riguardo il genere letterario, invece, la Pietravalle, oscilla tra il decadentismo dannunziano e il verismo di Verga, non aderendo pienamente a nessuna delle due correnti, e in questo limbo finisce per rimanere, ben presto espunta dalla rubricatura critica, scomparendo così dall’albo degli scrittori illustri già nel secolo scorso.
Ma la voce di questa scrittrice è forte e sorprendentemente moderna, e il pregiudizio di genere oggi non regge più come scusa per la sua damnatio memoriae. È evidente che la Pietravalle guardi ai veristi, ma in quel mondo realistico che pure lei costruisce, inscrive l’autobiografismo, alternando al racconto oggettivo la narrazione in prima persona, così come il linguaggio muove tra gli arcaismi, le frasi solenni, e i dialettismi e il linguaggio colloquiale.
Vero protagonista delle opere è un «sud arcaico, terra di tradizioni, mondo agro-pastorale non contaminato dalle forme della vita urbana, primitivo, di valori non compromessi, di forti sentimenti e passioni». E la descrizione dei luoghi, della terra per cui prova amore e che descrive a volte in maniera antropomorfa, a volte con toni mistici ed estatici, fa da controcanto a quella dei personaggi che sembrano impastati con la stessa materia del paesaggio.
Alcuni critici le rimproverano proprio la passione nel linguaggio, una sintassi che si scompone, si scapiglia e finisce per esagerare nell’essere troppo partecipata e schietta con una «vena di umorismo caricaturale e grottesco, quasi al limite dell’espressionismo». Un linguaggio che a volte sfocia in barocchismi ed eccessi retorici, cui presto però ci si abitua, e la voce dell’autrice diventa una musica cui ci si abbandona volentieri.
Di Lina Pietravalle, o Lyna come si firma vezzosamente nei suoi primi libri, attualmente non è in commercio alcun lavoro. Nessuna novella, nessun romanzo, nessuna raccolta di racconti, niente circola della sua produzione, ma qui in Bookbank son riuscita a recuperare quel Storie di paese, che le valse il secondo posto al Premio Viareggio nel ’31.
Ma un mistero avvolge questa edizione: la copia che ho in libreria è marcata 1930 (quindi prima edizione) ma l’edizione I LIBRI AZZURRI è stata inaugurata nel 1934… quindi, come è possibile??
Dopo svariate ricerche ho contattato la Fondazione Mondadori che si sono subito appassionati alla vicenda e mi hanno svelato l’arcano.
In Biblioteca storica Mondadori sono presenti entrambi i volumi e – verificati “libro alla mano”- mostrano entrambi Copyright 1930 nel verso del frontespizio e finito di stampare 15 dicembre 1930.
Di più: sono esattamente identici all’interno, differiscono solo per il loro aspetto esteriore e per il fatto che l’edizione ne I libri azzurri riporta un elenco della collana nelle ultime pagine.Il catalogo storico Mondadori però afferma che quest’ultimo è stato pubblicato nel 1934:
Titolo Storie di paese / Lina Pietravalle
Editore Milano : Mondadori
Pubblicazione 1934
Descrizione fisica 228 p. ; 20 cm
Collana I libri azzurri, 135
mentre la prima edizione in Racconti e novelle è del 1930:
Titolo Storie di paese / Lina Pietravalle
Editore Milano : Mondadori
Pubblicazione 1930
Descrizione fisica 228 p. ; 20 cm
Collana Racconti e novelle
Tutti questi indizi mi portano a concludere che si tratti di un caso (non infrequente ancora oggi) di volumi recuperati da magazzino, scopertinati e ricopertinati per dar loro una nuova occasione di mercato, che ovviamente conservano all’interno i dati di edizione originali, mandando così in tilt bibliotecari, librai etc.”
Vi lascio con il dubbio: è da considerarsi una prima edizione oppure no?
FONTI E APPROFONDIMENTI :
– flaneri.co
– Fondazione Mondadori
– Lode al Molise