La fierezza di Colette non è lontana dalla rivoluzione della mentalità che vedrà avviare l’emancipazione economica e sessuale delle donne.
Colette (Saint-Sauveur-en-Puisaye, 28 gennaio 1873 – Parigi, 3 agosto 1954), in realtà Gabrielle Sidonie Colette, ha avuto una distintiva carica libertaria, amorale e ribelle.
Scrittrice di decine di libri di altissimo livello e di una raffinata musicalità difficilmente traducibile nelle altre lingue, attrice e critica teatrale, insignita delle più importanti onorificenze accademiche, come quella di Grand’Ufficiale della Legion d’onore, ricevette i funerali di stato nel 1954 per la prima volta accordati a una donna dalla città di Parigi nella storia della Repubblica Francese.
Ogni volta che una donna curiosa e tenace esce fuori dalle righe del conformismo viene definita con una miriade di cliché, per Colette sono stati l’inesperta giovane che cade nelle braccia del marito parigino traditore, la scrittrice per caso e per noia, la più esibizionista tra le lesbiche, la feroce animalista, l’amante del giovanissimo figliastro.
Julia Kristeva (linguista, psicanalista, filosofa e scrittrice francese) dice di Colette «Mi piace come scrive questa donna: è un piacere immediato, senza un “perché”, ma voglio comunque scommettere su una spiegazione. Colette ha trovato un linguaggio per esprimere una singolare osmosi tra le sue sensazioni, i suoi desideri e le sue angosce, le “emozioni chiamate alla leggera fisiche” e l’infinito del mondo, vagabonda o condizionata, libera, crudele o sensibile. Lo stile coniuga le sue radici rurali e il suo accento borgognese, alleggerendoli in un’alchimia che continua a essere per noi misteriosa. Lei stessa la chiama “alfabeto nuovo”».
La potenza dello stile naturale di Colette fu una forma di contro-Novecento, un’alterità assoluta rispetto alle inquietudini del secolo: fu infatti capace di reinventare una commedia umana attraverso la messa in scena di un autobiografismo radicale, giocato fra menzogna, invenzione e la scoperta di lancinanti verità. Un’intuizione alla Balzac, il feroce pudore per una realtà che solo nel romanzo diventa poesia. «L’alfabeto scrive il mondo, e il mondo esiste attraverso l’alfabeto: scrittura e mondo coesistono come due aspetti di un’unica esperienza per colei che scrive in questa condizione di trasporto febbrile che sfida la lingua (…)».
La fierezza di Colette non è lontana dalla rivoluzione della mentalità che vedrà avviare l’emancipazione economica e sessuale delle donne. Affrontò con coraggio la necessità di guadagnarsi da vivere, avida di guadagni e spendacciona, sapendo che si trattasse della condizione preliminare per qualunque altra forma di libertà. E non esiste da un altro punto di vista emancipazione femminile senza una liberazione della sessualità delle donne, che fondamentalmente è bisessualità e una sensualità polifonica per Colette.
fonte: https://www.tropismi.it/